Febbraio 2020
Gesù è in cammino verso Gerusalemme, accompagnato dai discepoli. Ha già cominciato a prepararli all’appuntamento decisivo: il rifiuto da parte delle autorità religiose, la condanna a morte da parte dei romani e la crocifissione, alla quale seguirà la risurrezione.
È un argomento duro da comprendere per Pietro e gli altri che lo hanno seguito, ma il Vangelo di Marco ci accompagna in questa progressiva scoperta della missione di Gesù: compiere la salvezza definitiva dell’umanità attraverso la fragilità della sofferenza.
Durante il percorso, Gesù incontra tante persone e si fa vicino ad ognuno nelle sue necessità. Adesso lo vediamo accogliere il grido di aiuto di un padre, che gli chiede di guarire il proprio bambino in grave difficoltà, probabilmente epilettico.
Perché il miracolo si realizzi, Gesù, a sua volta, chiede qualcosa a questo padre: avere fede.
Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
La risposta del padre, pronunciata ad alta voce davanti alla folla che si è raccolta intorno a Gesù, è apparentemente contraddittoria. Quest’uomo, come spesso anche noi, sperimenta la fragilità della fede, l’incapacità di riporre pienamente fiducia nell’amore di Dio, nel suo progetto di felicità su ognuno dei suoi figli.
D’altra parte, Dio dà fiducia all’uomo e non opera nulla senza il suo contributo, senza il suo libero sì. Egli chiede la nostra parte, anche se piccola: riconoscere la Sua voce nella coscienza, fidarci di Lui e metterci ad amare a nostra volta.